Rispetto a quanto già scritto riprendiamo la tesi: l'acqua gialla deriva dal riversamento in mare del Rio Predugnanu o dal Rio Sinis. Il Rio Predugnanu/Rio Sinis in estate dovrebbe avere una portata vicina allo zero, non determinando alcun rilascio a mare di acqua, come tutti i fiumi sardi. Nel caso di Platamona invece in alcuni giorni il rilascio di acqua dai corsi interni è evidente e determina il fenomeno dell'acqua gialla nel litorale. Il motivo è semplice : in questo caso la portata dei fiumiciattoli è alimentata dal depuratore di Sorso-Sennori che anche d'estate continua a scaricare l'acqua depurata nel rio.
"L'acqua che genera la marea gialla è comunque pulita" spesso viene detto in risposta alle segnalazioni.
Questa risposta è sciocca, perchè in Sardegna nessuno vuole farsi il bagno nell'acqua gialla!
La marea gialla a Platamona causa un enorme danno d'immagine a tutto il litorale.
Abbiamo la certezza che l'acqua gialla derivi dai due corsi d'acqua?
In base a casi analoghi (vedi Alghero e Valledoria) è piuttosto evidente.
Anche le analisi dell'ARPAS avevano rilevato maggiori concentrazioni in corrispondenza dell'allora foce del Rio Pedrognianu (l'allora fiume su cui riversavano i depuratori).
Un metodo di studio che potrebbe dare la certezza è il posizionamento delle così dette live cam ambientali.
Utilizzate dal Comune di Valledoria https://www.unionesarda.it/
Dopo avere chiesto spiegazioni l'anno scorso sulle condizioni in cui versano i resti dell'acquedotto romano di Sassari, Urbanistica Sassari torna alla carica con un nuovo accesso agli atti.
Nel primo tentativo la Soprintendenza ci aveva fornito i dati dei Decreti con cui i resti venivano classificati di interesse archeologico, ma niente di più.
Ora proviamo a chiedere al Comune come può essere che una strada cittadina sia stata realizzata a ridosso dei resti.
Come si vede i resti dell'acquedotto sono a ridosso della strada ed interrompono il marciapiede, costituendo oltre che un oltraggio alla tutela del bene anche un pericolo per i pedoni.
Come è possibile che da decenni rimane tutto così paradossalmente inadeguato?
Per capirlo, vi spieghiamo come ci siamo mossi.
Innanzitutto abbiamo fatto un accesso agli atti alla Sovrintendenza per capire di che tipo di vincolo gode il reperto. Di seguito il riscontro.
RICHIESTA ALLA SOVRINTENDENZA
Dai documenti estratti con il primo accesso emerge effettivamente che sull'acquedotto è stato emesso un vincolo con circa 250 mq di area di protezione. "Stranamente" la planimetria non è stata fornita. In base alla richiesta è stata anche prodotto l'autorizzazione alla recinzione limitrofa "secondo progetto". Pare strano che il progetto facesse ricadere il muro a pochi metri dal reperto e che lo stesso fosse un muraglione di cemento armato: ma stiamo parlando degli anni ottanta!
RICHIESTA AL COMUNE
Dopo circa un anno di calma apparente abbiamo fatto il passaggio successivo. Chiediamo come è possibile che il Comune non faccia rispettare il vincolo: una strada lambisce il reperto, un marciapiede si interrompe ed una recinzione di cemento armato sovrasta il reperto.
Ecco le prime risposte:
Le risposte sono vaghe, dopo qualche giorno l'Edilizia Privata ci convoca per vedere il faldone sugli edifici limitrofi, ma del muraglione in cemento armato non si trova nulla.
1) Procedono bene i lavori di alcune assi viarie importanti: la bretella ex 131-
Buddi Buddi, il nodo stradario di via Guido Sieni e la pedonalizzazione di via Verona (finalmente, dopo 20 anni la casa dello studente ha un marciapiede!!!)
2) A buon punto i lavori di "rinascita" del locale "Ernesto" di Platamona. Nonostante trattasi di locale ormai privato, rappresenta un punto fermo della possibile rinascita di Platamona, oltre che uno dei pochi casi in cui l'attività di alienazione del Comune di Sassari, seppur con grande lentezza, è stata portata a termine. Un esempio quindi in cui la valorizzazione di un'area, se delegata ai privati, è possibile.
1) Ristrutturazione dell'Ex Hotel Turritana. Simbolo dell'abbandono del centro storico di Sassari, ma anche dell'incapacità di valorizzazione del pubblico. Ora è in corso il progetto di valorizzazione con la finalità di housing sociale. Il progetto c'è, ma come siamo abituati, tra progetto e realtà c'è di mezzo...
2) Quasi in contemporanea con la tentata riqualificazione del Turritania, in questa sezione inserisco la possibile riqualificazione di un altro palazzo storico abbandonato. L'Ex Catasto. Questa volta la riqualificazione è in mano a una cordata di privati che lo hanno acquistato. Vediamo come procedono le due vicende in parallelo.
1) Su tutti l'ampliamento del Palazzetto dello Sport. Secondo il progetto sarebbero già essere dovuti essere conclusi, invece i lavori sono fermi al primo lotto in quanto non si riesce ad affidare l'appalto per la prosecuzione.
2)Lido Iride. Dopo la storica demolizione, ora solo macerie ma niente riqualificazione. Lavori bloccati da circa 2 anni.
3) Che fine ha fatto il nuovo ospedale di Sassari che doveva sorgere nell'area di demolizione del vecchio? Il progetto prevedeva fine lavori nel 2022, ora si parla di una nuova area per costruirlo e si dice che non è una priorità. Mah!
Possiamo elencare le cose positive che si sono fatte e che si vorrebbero realizzare a Sassari e possiamo continuare a mettere a rassegna i problemi, ma è necessario prima di tutto porre in evidenza una priorità: Sassari deve prendere consapevolezza della sua bellezza ed importanza.
Sassari ha una storia di eccellenze e primati in Sardegna (prima banca, prima università, due presidenti della Repubblica italiana nonchè politici di altissimo livello, ha una brigata militare tra le più illustri d'Italia, è stato il primo comune libero della Sardegna avendo anche uno Statuto nel Medioevo che dettava anche norme urbanistiche ). Sassari è inoltre uno dei comuni d'Italia più estesi d'Italia con ambienti e paesaggi che probabilmente nessun altro comune può vantare: dal villaggio storico minerario dell'Argentiera sino alla magnifica corona olivetata che circonda la città. Ha inoltre primati ambientali nel mondo in termini di qualità del clima e dell'aria, è infatti circondata da verde e gode di una ventilazione che la rende unica.
Sassari ha anche spazi urbani bellissimi, si pensi a Piazza d'Italia ed al Duomo di San Nicola.
Sassari ha però grossi problemi: tra questi quelli più pesanti sono un centro storico decadente ed una decentrazione commerciale e della vita urbana su una ex zona industriale, anch'essa trascurata. Insomma Sassari è malata al suo cuore.
Ebbene davanti a questi lati negativi di Sassari, monta una denigrazione interna ed esterna della città, uno scoraggiamento nel definire bella Sassari. Manca insomma una positività ed una speranza che sono alla base di questo sito: occorre riprendere coscienza dell'importanza di Sassari e della sua bellezza, ognuno deve collaborare in questa consapevolezza.
Un problema ambientale, ma di sicura importanza urbanistica è l'acqua gialla che in alcuni giorni in estate e da alcuni decenni permane nelle acque della spiaggia di Platamona.
La rilevanza sul territorio di tale negativo fenomeno è enorme.
Platamona è una delle spiagge più lunghe e grandi d'Italia con un enorme potenziale turistico. Come molte spiagge della Sardegna le sue condizioni normali sono di acqua cristallina che, associata ad un clima favorevole, la rendono bellissima e attraente.
Se una spiaggia con acqua cristallina in alcuni giorni d'estate diventa gialla, sgradevole alla vista ed alla fruizione, ecco che quella spiaggia perde tutto il suo fascino e attrattiva, soprattutto se parliamo del contesto sardo che per definizione presenta acque cristalline.
La perdita di attrattiva di una spiaggia di oltre 10 km impatta su tutto un settore territoriale che, nel caso specifico, interessa i comuni di Sassari e Sorso.
In proposito non ha nessuna valenza territoriale la tesi secondo la quale tali acque gialle non sono inquinate ma si riferiscono ad elementi naturali.
È proprio la presenza dell'acqua gialla che di per sé è un danno al territorio.
Da più di dieci anni questo problema è sottovalutato nella gestione del territorio da parte dei Comuni interessati, pur essendo molto grave.
Lo stesso fenomeno, tanto per restare in contesti molto vicini, accadde ad Alghero in tutto il litorale dal Calich fino al lido, e regolarmente nella spiaggia di Valledoria per la presenza della foce del Coghinas.
L'acqua gialla in tutti i casi deriva da alterazioni non dovute dal mare, che ripetiamo in Sardegna nella stagione estiva risulta cristallino. Nella stagione secca, i corpi idrici sardi che potrebbero mutare il colore dell'acqua costiera marina, sono "fermi" grazie proprio alla siccità che di fatto ne annulla le portate a mare.
Entriamo nello specifico. Nel 2010, viene interpellata l'ARPAS che sul caso fece una relazione che è tuttora pubblicata e che alleghiamo. L'ARPAS effettuò i campionamenti, cercò di motivare il perché dell'acqua gialla e concluse che la stessa non era comunque inquinata ma derivava da una fioritura algale.
La relazione dell'Arpas però non indagava veramente sulle cause di questa fioritura, glissando e specificando che era un fenomeno mediterraneo.
Non sappiamo se i governatori locali si fossero per decenni rassicurati su questa ipotesi, ma di fatto la situazione dell'acqua gialla - seppure etichettata come acqua "pulita" - determina un grosso danno al territorio. Perché, se è vero che tale acqua non è inquinata, è ancor più vero che nessuno vuole fare il bagno in un mare giallastro.
Per capire il fenomeno e proporre una nostra soluzione, analizziamo due casi analoghi e limitrofi.
CASO 1. Partiamo da Valledoria, caso sin troppo facile da spiegare, simile ma non identico a Platamona. San Pietro di Valledoria è la spiaggia in cui sfocia il fiume Coghinas (secondo nell'isola). L'acqua gialla in questo caso è dovuta inequivocabilmente alle acque del fiume che si riversano in mare essendo presente appunto una foce. Sin qui si potrebbe prevalere il giudizio che si tratti di un fenomeno naturale. Eppure non è così e gli avvenimenti di questa estate lo dimostrano, tanto che è intervenuto il Ministro Salvini.
Infatti in estate i fiumi sardi hanno una portata minima a causa della siccità estiva e difficilmente prevalgono sul mare. Nel caso del Coghinas ciò avviene perché aprono la diga del lago a monte e la piena generata provoca il riversamento in mare. Tale fenomeno è stato denunciato al Ministro il quale è intervenuto per intimare all' Enel di non aprire la diga.
Questo caso è similare ma non identico: a Platamona sfociano fiumi, ma non del rango del Coghinas che presenta anche una diga.
CASO 2. Il caso di Alghero è invece da ritenere identico.
Nel periodo dell'emergenza citato, le acque gialle dal Calich invadevano tutto il litorale. Pensare solo minimamente che le acque di Alghero fossero gialle provocò una movimentazione di tutta la classe dirigente cittadina.
La causa dell'acqua gialla fu individuata. Sullo stagno Calich di Alghero infatti si riversavano le acque di scarico del depuratore di San Marco. Fu accertato che proprio la portata delle acque di scarico di depurazione - che sono classificate pulite - provocavano l'insorgere della marea gialla, proprio perchè interagivano negativamente sull'equilibrio estivo del mare con lo stagno.
Ecco che fu presa la repentina ed ottima soluzione di non far riversare più le acque del depuratore nello stagno ma piuttosto stoccarle per usi agricoli evitando tra l'altro anche un evidente spreco.
SOLUZIONE.
Si premette che il litorale di Platamona, analogamente a quanto avveniva ad Alghero, presenta il riversamento delle acque di depurazione dell'impianto di Sorso e Sennori.
Dallo studio ARPAS emerge proprio che la concentrazione delle alghe è proprio in corrispondenza dell'allora fiume dello scarico, cioè il Rio Pedrignanu. Ebbene le acque del fiumiciattolo vengono alimentate d'estate esclusivamente dallo scarico del depuratore e solo in questo modo si può spiegare la presenza di acque gialle che in alternativa non dovrebbero comparire nella costa. Il fenomeno dell'acqua gialla solo in alcuni giorni sarebbe facilmente spiegabile in quanto deriverebbe dal fatto che solo in alcuni giorni la portata "ingrossata" del fiume si riversa nel mare.
Occorre quindi procedere esattamente come fece il Comune di Alghero qualche anno fa: impedire che lo scarico del depuratore si riversi in mare. Cercare invece di trattenerlo auspicabilmente come fece Alghero, cioè utilizzandone le acque per l'agricoltura.
La nostra segnalazione non ha a disposizione tutti i dati in gioco, ma contiene delle indicazioni da prendere in considerazione. Nel presente articolo si prende in considerazione il depuratore dei due paesi, ma occorre anche sottolineare che sono presenti altri depuratori dei vari villaggi presenti sul litorale. Occorre intraprendere le azioni di contrasto al fenomeno dell'acqua gialla a Platamona, in quanto non può essere accolto come un "fenomeno naturale". L'acqua gialla allontana turisti e residenti dalla spiaggia del Sassarese.
Uno dei casi più nell'occhio del ciclone dal punto di vista urbanistico del 2023 è sicuramente il progetto ricadente sul fosso della noce.
Un gruppo di tecnici progettisti ha proposto un progetto da milioni di euro e, cosa ancora più allettante, il finanziamento c'è. E' da premettere che i soldi messi a disposizione sono finalizzati alla mitigazione del rischio idrogeologico della valle in questione.
Quindi, occorre sottolinearlo, il fondo è finalizzato alla mitigazione del rischio idrogeologico e non per rendere fruibile questa bellissima valle che Sassari serba da secoli.
Il problema nasce dal fatto che il progetto finanziato prevede la realizzazione di canalone di larghezza 8 m che rischia di denaturalizzare l'intera valle: in pratica si prevede di realizzare il letto di un fiume, lì dove il fiume non è mai esistito e prova ne sono i terrapieni che interrompono la valle prima in Viale Trento e poi in Viale Trieste.
Un cittadino senza molta conoscenza del senso di tutto questo rimane giustamente perplesso: perchè costruire il letto di un fiume dove un fiume non esiste???
Perchè denaturalizzare delle aree verdi con un canalone artificiale?
Esiste una risposta ed è tecnica.
Nelle valli di Sassari il PAI, cioè il Piano di Assetto Idrogeologico, ha previsto un rischio idrogeologico di alluvione. In sostanza secondo il PAI se si dovesse manifestare un evento eccezionale in termini di mm di pioggia, nelle valli e nelle costruzioni limitrofe si creerebbe un pericolo di alluvione e allagamento.
L'unico modo per far defluire questo accumulo di acqua sarebbe realizzare un alveo di scolo di tutta questa quantità di acqua eccezionale.
Dal punto di vista ingegneristico la soluzione è "semplice", in base alla quantità di acqua prevista per l'evento eccezionale si calcola la sezione di un canale che può far defluire il volume. Da questo calcolo, sicuramente effettuato correttamente dagli ingegneri incaricati, è emerso che il canale debba avere addirittura una larghezza di 8 m.
Con queste caratteristiche è chiaro che la valle, ora completamente ricoperta da vegetazione nelle sue parti migliori, potrebbe essere rovinata procedendo anche l'abbattimento di alberi per la realizzazione del canale.
Da questo aspetto sorgono tutte le polemiche del caso: il canale deturpa il paesaggio.
La contestazione è stata avviata anche da CNR e professori universitari. Ma è muro contro muro, perchè gli ingegneri hanno i calcoli in base al PAI che sono ineccepibili.
Attenzione però, ci sono degli aspetti che secondo il nostro parere nei calcoli non sono stati presi in considerazione:
Sassari sorge su una bellissima piattaforma di calcare. Il calcare è una roccia altamente porosa che consente alle acqua un deflusso in infiltrazione sotterranea molto elevato ( si vedano ad esempio le famose dragonaie e tutti i fenomeni carsici noti).
E' evidente che questa caratteristica permette alla città di non subire eventi alluvionali (siamo giovani, ma non ricordiamo mai nella stoia eventi alluvionali nel fosso della noce).
Uno dei pochi eventi alluvionali della città di Sassari si ricorda negli anni 30, in cui le cantine del centro storico furono invase dall'acqua, ma questo avvenne per una risalita della falda acquifera.
Va inoltre aggiunto che eliminare la vegetazione per realizzare il canale è un altro errore, la vegetazione favorisce il deflusso per infiltrazione in simbiosi con la roccia calcarea.
A questo punto si dirà: i calcoli del canale derivano dai dati del PAI e sono incontrovertibili.
Attenzione, il PAI è uno strumento pianificatorio effettuato sulla carta ed ogni comune in base a propri studi può modellare: sarebbe il caso di Sassari.
E' stato già fatta la proposta di variante al PAI?
La proposta quindi del nostro sito specializzato è questa:
- operare una variante al PAI per rivedere i livelli di rischio in base alle caratteristiche peculiari delle valli di Sassari per rivedere la base dei calcoli di progettazione.
- eventualmente progettare si un canale ma non in questo modo impattante, ma più ristretto ed integrato con il substrato geologico.
Insomma, l'Amministrazione ha ragione a lottare per sfruttare i fondi a disposizione, ma il progetto deve essere consono agli aspetti delle valli di Sassari, geologiche, idrogeologiche e vegetazionali.
Perchè, se è vero che è un peccato non sfruttare i fondi, è anche vero che sfruttarli male può essere un'occasione persa (si veda il percorso della metropolitana in superficie di Sassari).
Uno degli investimenti pubblici più grandi da fare a Sassari. 20 milioni di euro per la nuova casa dello studente.
Decine di edifici pubblici abbandonati a Sassari, che aspettano un rilancio.
Cosa decide l Ersu?
Edifichiamo un campus ai margini di Sassari presso il tribunale dei minori, in area San Lorenzo.
Perché non riqualificare aree dismesse già edificate e presenti nel tessuto urbano?
La risposta ufficiale è stata: non risponde ai canoni del campus.
Tutto pronto per la nuova e disordinata colata di cemento, ma qualcosa si mette di traverso: l'area scelta ha interesse archeologico.
Nuova riunione e finalmente una scelta ragionevole: recupero dell ex Brefotrofio abbandonato da decenni accanto alla chiesa di San Pietro di Silki.
Pericolo scampato, il caso ha portato ad un investimento più sensato che cucisce uno dei tanti strappi urbanistici di Sassari.
Nei pressi sono presenti altre aree a parco abbandonate ed edifici abbandonati ( orti di San Pietro e convento abbandonato). Un consiglio: perché, oltre l'edificio
abbandonato, non riqualificare l'area con spazi verdi per gli studenti in accordo con l'Ente ecclesiastico proprietario?
Sarebbe l'occasione per ridare centralità ad un'area che rappresenta il cuore identitario di Sassari, non il centro urbanistico, ma certamente il centro spirituale della città che conserva il simulacro più amato dai Sassaresi.
Finalmente libero. La grande lotta per la rimozione della sbarra sul parcheggio pubblico tra il terzo ed il quarto pettine di Platamona trova il suo epilogo positivo. E' così che dopo una lunga battaglia di Urbanistica Sassari operata con tutti i mezzi civili possibili, ma nell'indifferenza delle istituzioni, tanti cittadini potranno riprendere ad utilizzare una parte del litorale di Platamona.
La sbarra è stata rimossa!!!
E' un esempio di come la cittadinanza attiva riesce ad ottenere grandi risultati per tutti.
"SI TERRA' CONTO DELLA PROPOSTA COMPATIBILMENTE CON LE RISORSE"
Riportiamo un passaggio della sentenza del TAR Sardegna (N. 00596/2020 REG.PROV.COLL.
N. 00508/2014 REG.RIC.)
...omissis...
4i) non si può non tenere in debito conto il fatto che dall’esame di tutta la vicenda
e di tutti gli atti di causa la questione poteva essere risolta dall’amministrazione
utilizzando una diligenza minima e comportandosi secondo il canone della buona
fede;
4f) quel che è chiaro è certo, in definitiva, è che quando il Comune ha negato il
convenzionamento, il PdL approvato era perfettamente conforme allo strumento
urbanistico vigente.
...omissis
L'Amministrazione con la delibera di Giunta n. 359 del 15 dicembre 2020 (vedi allegato) ha deciso di
impugnare questa decisione del TAR Sardegna.
L'avvocatura del Comune ritiene la sentenza erronea per i seguenti motivi:
- al mancato accoglimento ed assorbimento implicito delle eccezioni e difese già sollevate in
primo grado relativamente al difetto di legittimazione attiva della ricorrente;
- alla prescrizione del diritto;
- alla insussistenza degli elementi dell’illecito sotto il profilo del nesso causale, dell’imputazione
soggettiva, della errata individuazione delle conseguenze dannose immediate e dirette
derivanti dall’illecito;
- in relazione al concorso di colpa del danneggiato nella causazione dell’evento, nonché
nell’aggravamento delle conseguenze pregiudizievoli derivanti dall’evento stesso;
A leggere la sentenza in primo grado non sembra che ci sia un margine di modifica della stessa.
Tutti i motivi elencati sono stati già trattati in fatto ed in diritto dal Giudice e a meno che lo
stesso non abbia travisato i fatti esposti pare improbabile una revisione della stessa.
Rispetto al quantum del risarcimento nella delibera c'è un errore macrospico. Si dice che il
Comune è stato condannato al risarcimento di più di 60.000.000 di euro. In realtà non è vero. La
richiesta di risarcimento di controparte potrebbe essere quella (non abbiano il ricorso
dell'Immobiliare per affermarlo con certezza), ma il Giudice scrive nero su bianco che la cifra
esatta deve essere calcolata considerando diversi elementi che riducono notevolmente l'importo
richiesto.
Nel frattempo che il Consiglio di Stato decida - passeranno se va bene altri 2 anni - sarebbe
interessante conoscere la strategia del Comune nell'ottica tra l'altro molto ragionevole di un'altra
mazzata in testa. Certo che la prima già bastava... e se fosse ancora più tosta?
Infine, si ricorda che il Comune dovrebbe operare nell'ambito del principio di derivazione
comunitaria della cautela: qualora si possano prevedere delle situazioni negative da un certo
comportamento che ha tenuto, deve fare di tutto per lenire o attenuare le stesse.
Nel caso di specie sarebbe interessante sapere se il Comune si stia già muovendo, innanzitutto per fare in modo che l'eventuale risarcimento, dovuto da imperizia o addirittura carenza di buona
fede del decisore comunale, cada nelle spalle di tutti i cittadini sassaresi.
Il comune dovrebbe quindi lavorare sull'edificabilità persa al lotto oppure magari riconoscergliela in una misura inferiore ma destinata a
civile abitazione che è sicuramente più appetibile nell'odierno mercato immobiliare, o nell'eventualità che la stessa non sarebbe possibile "riusumare", lo stesso comune deve lavorare affinchè il
risarciemnto ricada sulle spalle dei responsabili e non dei cittadini.
GENNAIO 2021. Ultimamente è forte il dibattito sull’opportunità di far ripartire la gigante struttura della famiglia Multineddu, situata nell’area di Predda Niedda davanti al Vialetto. Il gigante, che attualmente ha le fattezze di un cantiere fermo da più di 10 anni, è come una carcassa adagiata sul mare di Predda Niedda. Con i suoi circa 60.000 mq (sei volte piazza d’Italia) è sicuramente la costruzione più invadente della zona.
E’ l’ennesimo frutto delle discutibili scelte urbanistiche del passato, ma la sua realizzazione è stata ormai avviata da circa 15 anni. Il suo destino dipende da investimenti privati. Proprio i privati hanno abbandonato l’idea circa 10 anni fa, lasciando una profonda lacerazione urbanistica. Oggi, chiedono una variante urbanistica per avere una destinazione d’uso che ne comporti una convenienza economica tale da far ripartire il cantiere e concludere il progetto. Dire si o dire no?
Dire si, significherebbe dare vita a un pezzo di città di 60.000 mq, ridare dignità ad una parte di Sassari ormai abbandonata e sicuramente creare altri posti di lavoro, ma, purtroppo, anche canalizzare ulteriormente l’energia vitale della città verso Predda Niedda, uno dei fattori che ha quasi del tutto “svuotato” il centro storico di Sassari.
Dire no, significherebbe rischiare di lasciare le cose come stanno, cioè lasciare putrefare la carcassa del gigante in bella vista ed all’ingresso della città. Occorre anche fare attenzione ai no in urbanistica, si veda l’articolo di questo sito sul risarcimento milionario per un “no” ad una lottizzazione progettata in via Budapest.
Sembra quindi proprio irragionevole impedire di favorire la nascita di questo colosso che ormai si è già preso 60.000 mq, proprio perchè l’impedimento causerebbe probabilmente il persistere dell’ennesima situazione di abbandono di aree a Sassari e l’ennesima mancata rigenerazione urbana, ricordando che realisticamente sulle aree e gli edifici privati abbandonati (vedi foto a fine articolo) l’amministrazione pubblica ha pochissima voce in capitolo o per lo meno, sino ad ora non la ha mai fatta sentire. Realisticamente infatti occorre sottolineare che Sassari pullula addirittura di edifici pubblici abbandonati sui quali le amministrazioni pubbliche sembrano impotenti (pur essendo in linea teorica un vero e proprio tesoretto lasciato a deperire, costituendo un danno erariale). Figuriamoci come potrebbe dare una diversa vitalità a questo enorme complesso edilizio privato.
Dire di no come pladini del centro storico sarebbe tra l'altro in piena contraddizione rispetto a praticamente tutti gli ultimi investimenti pubblici, quelli si, che potenzialmente potrebbero essere invertiti. L’esempio più lampante è il nuovo campus universitario da 20 milioni di euro destinato all’ennesima area periurbana (si veda articolo dedicato), nonché il decentramento sempre in corso degli uffici pubblici. Un treno di venti vagoni è appena passato senza salirci, un treno che poteva far nascere una cittadella universitaria nel cento storico.
Rendere più bella la città è un desiderio di ogni cittadino. Sono tantissimi gli spunti, tantissime cose da fare: questo sito mette in ordine priorità che sono oggetto di spunto per azioni di programmazione degli Enti preposti.
Il sito non vuole essere solo un elenco di belle idee, senza gambe, ma vuole avere sempre l'ambizione di indicare le soluzioni tecniche e amministrative per realizzarle, entrando anche nei dettagli degli addetti ai lavori
L'uomo ambisce sempre alla bellezza, alla giustizia e al bene. Le cose positive nel mondo realizzate sono sempre il frutto di questo ideale radicato e donato al cuore di ogni uomo. Anche il governo e il modo di vedere la propria città sono guidati da questo ideale. Si pensi ai tanti gioielli che proprio l'Italia propone al mondo.
Il governo del territorio nell'Enciclica di Papa Francesco – Laudato Sì
(Estratto)
150
"Data l’interrelazione tra gli spazi urbani e il comportamento umano, coloro che progettano edifici, quartieri, spazi pubblici e città, hanno bisogno del contributo di diverse discipline che permettano di comprendere i processi, il simbolismo e i comportamenti delle persone. Non basta la ricerca della bellezza nel progetto, perchè ha ancora più valore servire un altro tipo di bellezza: la qualità della vita delle persone, la loro armonia con l’ambiente, l’incontro e l’aiuto reciproco. Anche per questo è tanto importante che il punto di vista degli abitanti del luogo contribuisca sempre all’analisi della pianificazione urbanistica."
151
"È necessario curare gli spazi pubblici, i quadri prospettici e i punti di riferimento urbani che accrescono il nostro senso di appartenenza, la nostra sensazione di radicamento, il nostro “sentirci a casa” all’interno della città che ci contiene e ci unisce. È importante che le diverse parti di una città siano ben integrate e che gli abitanti possano avere una visione d’insieme invece di rinchiudersi in un quartiere, rinunciando a vivere la città intera come uno spazio proprio condiviso con gli altri. Ogni intervento nel paesaggio urbano o rurale dovrebbe considerare come i diversi elementi del luogo formino un tutto che è percepito dagli abitanti come un quadro coerente con la sua ricchezza di significati. In tal modo gli altri cessano di essere estranei e li si può percepire come parte di un “noi” che costruiamo insieme. Per questa stessa ragione, sia nell’ambiente urbano sia in quello rurale, è opportuno preservare alcuni spazi nei quali si evitino interventi umani che li modifichino continuamente."